Alla scoperta del Castello di Sammezzano
Un tesoro di colore e stupore, incastonato nel Valdarno. In seconda posizione tra i Luoghi del cuore Fai
Sul podio la Ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza con 75.586 voti, il Castello e Parco di Sammezzano a Reggello e il Castello di Brescia votati rispettivamente da 62.690 e 43.469 persone: sono questi i primi 3 classificati nell'ambito del decimo censimento de 'I Luoghi del Cuore', storica iniziativa del Fai, il Fondo ambiente italiano promossa in collaborazione con Intesa Sanpaolo, per la la valorizzazione e il recupero del patrimonio storico e culturale italiano.
Esplorare una regione tanto ricca di straordinari tesori artistici come la Toscana. Puntare lo sguardo sul Castello di Sammezzano (Reggello, Firenze).
La vasta dimora domina il versante meridionale del monte di Vallombrosa, affacciata
con una certa alterigia feudale sulla severa campagna del Valdarno. Costituisce un territorio interamente devoluto alla fantasia.
Unicità assoluta, per la trama di straordinarie suggestioni e l’irripetibile fioritura ornamentale che a sorpresa si cela dietro le mura severe. Autentica visione fiabesca voluta, a partire dalla metà del XIX secolo, dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, committente e architetto insieme.
Ma Sammezzano non è soltanto una sorta di stampa anastatica dell’Alhambra di Granada e delle sue fatate seduzioni islamiche. Né si limita a dar vita a una rappresentazione scenica ordita dalle infinite, inattese invenzioni decorative che vi si susseguono sala dopo sala.
Ebbene, in questa follia immaginifica e sontuosa, colta e, quasi a tratti ‘disneyana’, c’è molto di più. Intanto chi era Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona? Il gentiluomo toscano, ereditato il possesso di Sammezzano nel 1843 al termine di una lunga e contrastata vicenda legale, si dedicò per il resto della sua esistenza alla trasfigurazione di quella che fino a quel momento era stata una semplice villa signorile posta ‘nel popolo di San Salvatore al Leccio’.
Un unicum dunque. Un palcoscenico di eclettismi e contaminazioni letterarie e stilistiche, dove l’incipit è dato dal bianco abbagliante e ricamato della ‘Sala degli Amanti’, in cui si intrecciano forme gotiche e moresche, per poi esplodere felicemente, senza più un attimo di respiro, nella fantasmagoria cromatica, tecnica e materica, degli ambienti successivi.
Sale e saloni, ogni atrio e corridoio sono animati da un’immensa volontà di ornamentazione che trae linfa dalla sintassi del linguaggio artistico moresco. Sammezzano dunque è sogno e incubo allo stesso tempo, fiction appassionante e accumulo storicistico, set opulento e buen retiro speculativo.
Un insieme stupefacente che racconta ancor oggi l’altrove orgogliosamente individuale, la personalità complessa, inquieta, chiaroscurale del suo creatore.
Attualmente visitare il Castello di Sammezzano non è possibile in quanto inagibile.