Alfonso Dolce racconta Dolce&Gabbana a Firenze
L’AD di Dolce&Gabbana parla dello spirito con cui Domenico Dolce ha lavorato da maggio a giugno con i 38 artigiani fiorentini
E’ il primo grande evento di moda dal vivo nel mondo dopo lo sconvolgimento del Covid19. E si tiene a Firenze. Il titolo parla da solo: Il Rinascimento e la Rinascita. Una tre giorni di happening e sfilate firmata Dolce&Gabbana, voluta dal Comune di Firenze e da Pitti Immagine, che vede il coinvolgimento di 38 artigiani fiorentini dell’Osservatorio dei Mestieri d'Arte della Fondazione CRFirenze.
Mercoledì 2, giovedì 3 e venerdì 4 settembre. Un giro di boa, un evento storico che porta alla luce, in uno dei momenti più difficili dei nostri tempi, un’Italia e una Firenze che non si fermano. Ne parla con passione raggiante Alfonso Dolce, AD della maison Dolce&Gabbana che ha fatto del Made in Italy la sua missione e che sta promuovendo il fatto a mano italiano da tempo come uno dei suoi principali obiettivi: “Non abbiamo voluto realizzare solo una sfilata ma un vero e proprio progetto di arte e di cultura, che si lega in modo speciale al nostro spirito di valorizzazione dell’artigianato che a sua volta ha il fulcro nel territorio. Domenico Dolce da maggio a giugno è stato a Firenze lavorando a contatto diretto con gli artigiani e ha scoperto una realtà unica fatta di territorio e di capitale umano che deve essere fatto conoscere al mondo. I 38 artigiani con i quali abbiamo lavorato sono stati liberi di scrivere il loro punto di vista, la loro arte. Perché 'arte più la cultura uguale storia' e noi sentiamo la responsabilità di portare avanti questa storia. Questo è anche un evento culturale che parla ai giovani. Li invitiamo a prendere in considerazione per il futuro il mestiere dell’artigiano. Un messaggio che sentiamo profondamente e lungamente nostro, visto che è dal 2012 che Dolce&Gabbana ha avviato in azienda delle scuole di botteghe di mestieri artigiani. Non Made in Italy ma Fatto in Italia, come facevano i nostri nonni, i nostri genitori e con l’idea di tramandare questo sapere anche ai nostri figli”.