70 anni fa la prima sfilata nella Sala Bianca a Firenze
Una storia che ha per protagonista le capacità imprenditoriali di Giovanni Battista Giorgini e la bellezza senza eguali nel mondo di una storica sala di Palazzo Pitti
Nel secondo dopoguerra, l’Italia si impose come il prototipo del Paese dell’evasione e delle vacanze. Con la sua atmosfera fatata, fatta di tramonti, di rovine, di basiliche, di sapori mediterranei si impose allora nell’immaginario collettivo come la terra di sogni impossibili... Venezia, Firenze, Roma, Capri erano le mete che facevano sognare il jest set internazionale dell'epoca... Si pensi a film come Vacanze Romane (1953).
In quegli stessi anni a Firenze, che in poco tempo sarebbe diventata il grande polo della nascente moda italiana, operava dietro le quinte Giovanni Battista Giorgini. Fu lui - nobile di origini lucchesi, dedito all'export di prodotti italiani negli USA e in Giappone dagli anni Venti - il regista delle celebri sfilate che a partire dal 1951 posero i nomi della sartoria italiana sotto i riflettori internazionali. Ma dare eco, lustro e risonanza a questi eventi straordinari fu una location molto speciale: la Sala Bianca di Palazzo Pitti.
La prima sfilata di moda tra gli specchi e gli stucchi glassati della Sala Bianca andò in scena il 22 luglio del 1952 e per i 70 anni dal quel grande evento Firenze lo ricorda con una conferenza stampa prevista giovedì 21 luglio 2022, alle 18.00 al Polimoda, alla presenza del suo presidente Ferruccio Ferragamo, con Raffaello Napoleone amministratore delegato di Pitti Immagine, e Neri Fadigati, presidente dell'Archivio Giorgini.
Noi, intanto, ne ripercorriamo brevemente la storia.
Quando, quel giorno di Settant'anni fa si aprirono per la prima volta le porte della Sala Bianca di Palazzo Pitti ai défilé, la moda italiana non era al suo battesimo, in realtà aveva già acquisito notorietà, ed era già considerata un prodotto assai interessante. Quel 1952 rimane comunque storico perché da quel momento location e collezioni lì presentate, furono accomunate all’espressione Sala Bianca, a significare lo stile italiano. L’autore di questa incredibile avventura, il padre della moda italiana, fu il geniale Giovan Battista Giorgini, in arte agente di commercio, molto innamorato del suo lavoro: trovare gli oggetti più belli, visitare le botteghe artigiane, scoprire un mondo di tecnica, creatività e abilità manuale, condividere un’idea di eleganza. Uomo molto charmant ma soprattutto intraprendente, polso di ferro e intelligenza organizzativa, sapeva capire quali sarebbero stati i prodotti vincenti, ed era in grado di indirizzare gli artigiani perché adattassero la loro produzione ai clienti di oltreoceano. Venne da sola l’idea di lanciare la moda italiana, inesistente ai compratori esteri e agli italiani stessi. Tanto fece e tanto disse che riuscì a mettere insieme e portare sulla riva dell’Arno alcune delle più importanti sartorie della nostra Italia che aveva tanta voglia di intraprendere, e altisonanti compratori americani, i cui giudizi erano sentenze di vita o di morte.
A quel tempo Parigi era la moda in modo totalizzante e invulnerabile, le nostre sarte italiane spendevano migliaia di franchi per comprare le tele, i modelli da Dior, da Balenciaga, da Fath, da Patou, per creare collezioni adatte alle loro clienti affamate di moda-moda (come si diceva allora per distinguere dai surrogati). Giorgini ci riuscì, forse guardando più al commerciale che alla creatività, partendo dal presupposto della grande richiesta di moda che l’America rivolgeva a Parigi. Lì forse ci sarebbe stato uno spazio anche per noi italiani.
Probabilmente Giorgini aveva anche drizzato le antenne sul caso Emilio Pucci, Ferragamo e Gucci, che testimoniavano quanto il mercato americano avesse bisogno di proposte meno accademiche, di una moda più libera e informale. Così, dopo il rifiuto americano del department store Altman, per sponsorizzare una manifestazione di moda italiana a New York, Giorgini risponde che la sfilata l’avrebbe organizzata lui, nei giorni immediatamente successivi ai défilé di Parigi.
Nel febbraio del 1951, nella sua bella casa di Villa Torrigiani in via dei Serragli a Firenze, orchestrò la prima presentazione dei capi delle sartorie più conosciute (Simonetta, Fabiani, Fontana, Schuberth e Carosa di Roma, Marucelli, Veneziani, Noberasco, Vanna di Milano, Emilio Pucci, Avolio, Bertoli e la Tessitrice dell’Isola) camuffata da serata danzante. Impensabili i suoi bluff. Alle case di moda: ho avuto l’adesione di diverse fra le migliori sartorie. Ai buyer: se non sarete presenti voi, lasciatemi almeno invitare il vostro diretto concorrente. Fatto sta che quella benedetta sera “che aveva lo scopo di valorizzare la nostra moda. Le signore sono perciò vivamente pregate di indossare abiti di pura ispirazione italiana”, alla presenza del gotha del mercato americano, in quel salone neoclassico senza passerella, aveva preso avvio la splendida avventura della moda italiana. Negli anni a seguire, con il rafforzarsi della manifestazione, si dava spazio alle nuove giovani firme, tema obbligato che creava maggiore attesa. Uno degli illustri sarti scoperti da Giorgini fu Capucci. Sarli, Centinaro, Baratta, Galitzine, Lancetti, Forquet, Balestra, Valentino, Mila Schon, Krizia ebbero a Firenze il loro lancio internazionale. Giorgini nel ’65 abbandonò la direzione delle sfilate fiorentine che continuarono poi fino al 1982. L’atmosfera della Sala Bianca venne gradatamente offuscandosi, l’Alta Moda si trasferì a Roma, a Milano il prêt-à-porter. Oggi Firenze, con il suo distretto che racchiude il meglio del fatto a mano, con le grandi maison tutte fiorentine che qui vivono e lavorano e con la realtà indiscussa del Pitti Immagine Uomo non invidia niente al passato. Ma anzi l’avventura continua in splendida forma.