Tutto quello che devi sapere sul Battistero di Firenze
Vieni con noi, ti portiamo a spasso con Dante nel Bel San Giovanni
Liberato dagli ultimi ponteggi, che hanno permesso il restauro delle otto facciate interne, torna visibile il Battistero di Firenze nella sua bellezza. Risplendono con la ritrovata cromia i magnifici mosaici parietali e quelli che rivestono la volta e l’arco trionfale dell’abside, quest’ultimi fra i più rappresentativi nel grandioso ciclo musivo del “bel San Giovanni”, come lo chiamò Dante.
Per l'occasione vi raccontiamo più da vicino un po' della sua storia. Certo che Francesco I dei Medici deve essersi ricordato le prodezze di Dante quando, nel 1576, in occasione del battesimo del suo primo figlio, fece rimuovere il fonte battesimale. Troppo ingombrante e pericoloso.
Qualche dubbio in proposito deve averlo avuto anche il sommo poeta se, ricordando la sua coraggiosa tempestività nel liberare un bambino che stava per affogare, velatamente lo criticava.
E poi chi si immergeva più? Del resto già dai tempi di Cosimo il Vecchio il rigore sacro veniva adattato a necessità più prosaiche. Come accadde alla porta che Michelangelo chiamerà del Paradiso, con le storie della Genesi.
Doveva aprirsi sul lato nord dell'ottagonale struttura, ma l'opera del Ghiberti fu giudicata troppo bella per una posizione così secondaria e, forzando la logica religiosa, davanti al Duomo campeggia il vecchio e non il nuovo Testamento.
Carica di simbologie, dall'ottagono che ricorda il giorno del Giudizio, a le tre aperture per i neofiti a nord, per il clero a sud e per i battezzati a est, la storia del Battistero, testimoniata solo a partire dal IX secolo, affonda le sue radici in epoca romana.
Non era però il tempio di Marte, come asseriva Vasari, ma una domus. In ogni caso, il Bel San Giovanni come lo chiama Dante, ha sempre affascinato.
A partire dallo zodiaco intarsiato sul pavimento, la cui funzione solstiziale è però scomparsa con la chiusura dell'oculo sulla cupola. Per non parlare della tomba dell'antipapa Giovanni XXIII che grazie all'amicizia con Giovanni di Bicci riuscì, solo lui in verità, a farsi seppellire in Battistero con tanto di monumento a firma di Donatello e Michelozzo.
Non è effigiato da papa, ma tant'è. E tuttavia la vera attrazione di quello scrigno ricoperto di marmi bicromi all'esterno, è la cupola ottagonale (ispirò e condizionò Brunelleschi), completamente fasciata di mosaici scintillanti. Una rarità per Firenze.
E che ammaliò Dante per il suo Inferno tra demoni dispettosi, monaci corrotti e il Satanasso di Coppo di Marcovaldo impegnato a mangiare corpi riluttanti. Si rischia il capogiro ma merita seguire le storie (in senso antiorario) che si dipanano a fasce dalla Genesi a Giuseppe l'ebreo, personaggio amatissimo dai fiorentini e dal Battista a Cristo. Col giudizio finale che comunica virtualmente col giudizio vasariano del Duomo.