Le donne di Dante Alighieri
Amore motore di tutto: Beatrice e le donne della Divina Commedia
«Né creator né creatura mai»,
cominciò el, «figliuol, fu sanza amore,
o naturale o d’animo; e tu ’l sai».
Così Virgilio, nel XVII Canto del Purg, (91-93)
L’amore nella Divina Commedia è ovunque, dall’Inferno al Paradiso, dai sensi allo spirito, in molte forme diverse: passionale e familiare, terreno e divino, disperato e soave. È l’amore a costituire la vera spinta che induce Dante a intraprendere il suo meraviglioso viaggio. E’ l’amore per Dante si materializza in Beatrice.
Io spero che Dio mi dia abbastanza giorni per scrivere di lei quello che nessuno ha mai scritto per nessuna
Dante, Vita nova
Descritta nel sonetto "Tanto gentile e tanto onesta pare", in un modo straordinario, cioè come una "cosa venuta / di cielo in terra a miracol mostrare", le parole di Dante indicano che Beatrice è al tempo stesso la fanciulla che ha incontrato e amato fin da bambina e lo spirito che guida Dante in Paradiso. Anche se i riscontri storici sono scarsi, nessuno dubita che Beatrice sia realmente esistita e che sia da identificare con la Beatrice, o Bice Portinari, sposa di Simone De' Bardi, morta giovanissima l'8 giugno del 1290.
Nella Vita Nova è lo stesso Dante che racconta il loro primo incontro, a 9 anni, entrambi bambini - forse nella chiesetta di Santa Margherita dei Cerchi dove ancora oggi gli innamorati lasciano romantici bigliettini - e di averla rivista 9 anni dopo, sempre a Firenze, quando era nato il suo amore. La sua maturazione spirituale legata a questo amore. Al termine della Vita Nuova Dante, che ha compreso la svolta impressa dalla donna alla sua spiritualità, promette di non scrivere più di lei se non quando potrà farlo in modo completamente degno.
Nella Divina Commedia, superata la profonda crisi in cui la morte della donna amata lo aveva gettato, è ancora Beatrice a salvare Dante, prima inviandogli Virgilio in aiuto e poi guidandolo attraverso il Paradiso, fino alla salvezza.
Ma Beatrice non è l'unica donna descritta nel Capolavoro di Dante: c'è Francesca nel V Canto dell'Inferno: colta e raffinata, Francesca è primo personaggio dell'Inferno a pronunciare un discorso intero, mentre il suo amante e cognato Paolo piange in silenzio.
Nel Purgatorio Dante parla con la dolcissima Pia De Tolomei, andata in sposa a Nello dei Pannocchieschi, podestà di Volterra e capitano della Taglia guelfa nel 1284, sarebbe stata uccisa dal marito che la fece precipitare dal balcone del suo castello della Pietra, in Maremma. La causa del delitto sarebbe, secondo alcuni, la punizione di un'infedeltà, secondo altri la volontà di lui di passare a seconde nozze. (Purg. Canto V, 130-136).
In Paradiso incontra Piccarda Donati, figlia di Simone Donati e sorella di Forese e Corso, giovinetta pia e religiosissima, entrò nel convento di S. Chiara a Firenze per farsi monaca. Il fratello Corso, forse nel periodo in cui fu podestà e poi capitano del popolo a Bologna (1283-1293), per motivi di convenienza politica la volle dare in sposa a Rossellino della Tosa, violento esponente dei Guelfi Neri; per questo Corso venne a Firenze con un gruppo di facinorosi, la rapì dal monastero e la costrinse alle nozze con Rossellino. Antichi cronisti e commentatori danteschi riferiscono che Piccarda, appena tolta dal monastero, si ammalò e morì, anche se di questo non c'è alcuna conferma diretta. A lei Dante dedica un intero Canto , il III, e la pone tra gli spiriti puri ma a cui a fatto difetto la costanza in vita.
Accanto a lui sempre Beatrice, donna angelicata in vita, vero e proprio angelo nel capitolo finale del suo viaggio