La nostra intervista a Franco Zeffirelli
In occasione dell’anniversario della nascita del Maestro un racconto tra cinema e sogno
Internazionale e popolare allo stesso tempo. Amato all’estero, è di casa al Metropolitan come al Covent Garden, è rimasto sempre profondamente avvinto alla sua Firenze, con la quale ha condiviso beghe e polemiche. Come se non si fosse mai mosso da queste strade, queste piazze, questi teatri. E invece Franco Zeffirelli si è mosso, per tutta la vita.
Giovanissimo lasciò Firenze per Roma, aiuto regista di Visconti in Senso e La Terra Trema. Seguirono le trasposizioni cinematografiche di alcuni capolavori shakespeariani, La bisbetica domata e un dolcissimo Romeo e Giulietta, e il successo internazionale. Ma lui, affamato di emozioni e appassionato, non ha mai permesso che la celebrità gli rallentasse il ritmo.
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Regista di cinema, televisione, prosa e lirica, scenografo e costumista è un artista a tutto tondo, che negli anni ha elaborato una cifra stilistica personale e riconoscibile. Il valore aggiunto è l’eleganza estetica che gli è innata, la capacità di ricostruire il passato senza un intento filologico, ma alla ricerca di passioni autentiche e di una armonia oltre le epoche.
Noi per ricordarlo pubblichiamo la nostra intervista con Zeffirelli del 2008, una emozione indelebile, un'occasione più unica che rara per comprendere la magica essenza di un uomo che ha vissuto di bellezza. A parlarci è lo Zeffirelli costumista, sul suo rapporto con la stoffa e sui ricordi di giovane “apprendista” nell’attività del padre, per l’appunto rappresentante di tessuti.
Ha definito “misterioso e insaziabile” il suo amore per il tessuto. Quanto ha influito la sua attività artistica nell’alimentare questo amore?
La stoffa è una delle invenzioni più belle e straordinarie che abbia fatto l’uomo. I tessuti hanno accompagnato l’uomo fin dal momento in cui si è coperto le “vergogne” con una pelle d’animale. La stoffa è andata avanti con la cultura dell’uomo, diventando un ingrediente essenziale del quotidiano, del lusso. E’ un tema affascinante come la musica; un uomo non può stare senza musica e senza tessuto.
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C’è un tessuto che la lega ad un ricordo particolare di Firenze o dei luoghi dove ha vissuto?
Tutta Firenze mi è familiare se ne associo il pensiero a quello per il tessuto. Infatti mio padre aveva una rappresentanza di tessuti sia delle seterie di Como che delle lane inglesi. Una delle ragioni per le quali ho studiato l’inglese fin da piccolo è perchè mio padre voleva che da grande lo aiutassi nelle comunicazioni con Manchester, dove c’erano le fabbriche che lui rappresentava. Delle sete di Como mi ricordo una grande fabbrica, la Rosasco. Quindi sono sempre stato coinvolto nel mondo della stoffa, mi divertivo a mascherarmi con scampoli di tessuto, a inventare costumi per carnevale.
Che tipo di tessuto l’affascina di più e quale invece preferisce per i suoi abiti e il suo arredamento?
Per la casa si possono usare il velluto e le sete, ma non c’è limite all’inventiva dell’uomo, ci dà tutto quello che ci può servire: le stoffe raffinate, quelle robuste, quelle che sembrano cuoio, c’è un’infinita varietà di scelta. E poi noi italiani non stiamo mai tranquilli, inventiamo sempre qualcosa di nuovo che poi gli altri ci copiano e ci confermiamo all’avanguardia nella produzione di stoffe.