Il volto contemporaneo di Firenze raccontato dal designer Duccio Maria Gambi
Il creativo fiorentino ci porta in una Firenze che non si è fermata al Rinascimento. Dalla Manifattura Tabacchi alle gallerie d’arte più innovative, tra progetti sperimentali e vita notturna
Duccio Maria Gambi designer famoso per i suoi pezzi unici realizzati in cemento che da qualche anno ha trasferito lo studio e il laboratorio alla Manifattura Tabacchi.
Come è nato il tuo progetto di design e come si sta evolvendo?
Il mio progetto nasce a Parigi nel 2012, dove risiedevo in quel momento e dove ho aperto il mio laboratorio in uno spazio artistico collettivo. Fin da subito la mia idea di design, il mio orizzonte, è stato unire lo studio dove disegno al laboratorio dove sperimento con i materiali e realizzo i miei lavori. E’ un approccio che si può definire di design sperimentale, che lavora sul pezzo unico, la piccola serie, che ha come punto di arrivo la galleria o progetti su commissione per clienti privati. Da qualche tempo lavoro anche a progetti di interior e retail per marchi di moda. Mi piace pensare il mio lavoro come un esercizio descrittivo a prescindere che il suo oggetto sia la materia o lo spazio.
Quali sono per te gli indirizzi nei quali la scena più giovane e contemporanea di Firenze prende vita?
Manifattura Tabacchi, dove ho lo studio e il laboratorio, che si sta imponendo come luogo di produzione e incontro legato all’arte contemporanea attraverso pratiche variegate. Un altro indirizzo che credo sia centrale in questo momento e con il quale collaboro da alcuni anni è Numeroventi, un luogo che genera sinergie e connessioni all’interno della scena artistica e creativa fiorentina ma anche con realtà straniere. Per me è stato importante, una volta rientrato da Parigi, trovare in Numero 20 e nel suo ideatore, Martino di Napoli Rampolla, qualcuno che come me sentisse la necessità di attivare relazioni e network su Firenze. Poi c’è Villa Romana un riferimento per i contenuti, per il grande lavoro di connessioni, per l’approccio informale alla trasmissione dell’arte, per la natura non elitaria ma profonda della proposta culturale. E’ un luogo di produzione con eventi regolari che coinvolgono il pubblico. Il Museo Novecento ha una curatela che spazia molto, arrivando fino a proposte contemporanee interessanti. Il Cinema Odeon coi suoi bellissimi festival, e i Cantieri Goldonetta, un tempio della danza contemporanea nato nell’Oltrarno nel 2003 dall’idea di Virgilio Sieni, uno dei più importanti coreografi italiani.
I ristoranti e i wine bar che in questo momento hanno più appeal secondo il tuo punto di vista?
Se hanno più appeal non lo so ma per come vivo io Firenze amo la cucina del Cibreino in Sant’Amborgio, il Santarosa Bistrot nel quartiere di San Frediano: atmosfera informale, buona cucina, bello spazio esterno. Le Serre Torrigiani almeno per l’estate. Bulli e Balene alla Manifattura Tabacchi, la Libreria Brac, Cantinetta Antinori. Una proposta diversa ma interessante è Cucina Privata, dove con una formula innovativa si può prenotare l’unica sala a disposizione, per 14 persone, collegata alla cucina a vista dove gli chef cambiano a seconda del tipo di cucina che si sceglie per la serata. E poi mi piace Palazzo Guadagni per un aperitivo poco frequentato e con vista sui tetti dell’Oltrarno.
Cosa pensi della scena fiorentina legata al design e all’artigianato, che cosa offre di nuovo e originale?
Credo che per il bene dell’artigianato e del design in questa città non si possa prescindere dal creare degli spazi collettivi dove la prossimità tra botteghe che un tempo era parte integrante del tessuto urbano possa essere ricreata, per non disperdere energie e anzi far si che quelle ci sono possano reciprocamente contaminarsi e mettere a comune know-how e hardware. Vedo molta energia, anche grazie a chi dall’estero o da altre città ha deciso di rientrare perché ama Firenze e sente il potenziale che ha.
Cinque indirizzi da non farsi sfuggire per chi ha voglia di moda, stile e design?
Di nuovo Manifattura Tabacchi dove hanno base Super Duper Hats e Mani del Sud per quanto riguarda la moda e lo stile, Mono e Canificio che hanno una selezione ampia e di alto livello di design storico e da collezione.
Altro nome fondamentale è Simone Begani che ha una piccola ma interessantissima galleria di design in via dei Serragli e Cartavetra in via Maggio, specializzata in illustrazioni e arti grafiche.
Quali sono i migliori locali di musica dal vivo?
L’eterno Flog, e Manifattura dove c’è una programmazione locale e internazionale regolare che si chiama Loud Lift curata da Matteo Gioli.
Uno scorcio di Firenze a cui sei molto legato?
Anche se non si vede Firenze la via che sale da San Niccolò al Forte di Belvedere. In generale amo tutte quelle vie sulle colline sud dove senti Firenze ma non la vedi, quel contesto collinare attaccato al centro che secondo me è parte fondamentale della bellezza di questa città. Come panorama invece quello che si vede da San Francesco a Fiesole. Lo sguardo abbraccia Firenze e corre fino al Chianti. Lateralmente sulla pianura che si distende verso Prato e Pistoia, un sistema urbano ininterrotto che andrebbe stimolato come unità interconnessa.
Quale parte di Firenze o quale aspetto di Firenze, secondo te incarna lo spirito del momento?
Parlando in generale, credo si stia sviluppando su tutto il territorio un’identità e una ricerca vocata alla qualità dell’offerta culturale e sociale.
Ma se mi chiedi di scendere nel dettaglio, una zona che credo nei prossimi anni potrà diventare interessante è l’Isolotto, dove l’intervento urbanistico degli anni ’50 ha prodotto un sistema dell’abitare e un quartiere che ha grandi potenzialità e dove lo stesso Virgilio Sieni sta agendo da un po’ di tempo con interventi artistici che riannodano la relazione tra luoghi, arte e persone.