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Nabucco Generale © Michele Monasta

Text Teresa Favi

October 6, 2020

Domingo torna a Firenze con il Nabucco

Dal 4 al 13 ottobre una parata di stelle della Lirica al Maggio Musicale Fiorentino nel segno di Verdi

Plácido Domingo mancava dal palcoscenico fiorentino da 49 anni, quando al Maggio fu Calaf in Turandot.

Plàcido Domingo in Nabucco al Maggio Musicale © Michele Monasta

Ora, insieme a lui per il Nabucco che va in scena al Teatro del Maggio dal 4 al 13 ottobre, una parata di stelle: María José Siri, Fabio Sartori e Alexander Vinogradov, con la regia di Leo Muscato e il maestro Paolo Carignani sul podio.

Plàcido Domingo in Nabucco al Maggio Musicale © Michele Monasta

“Non mi era mai capitato in tutta la vita di stare per sei mesi lontano dalle scene e sono molto felice di riprendere l’attività da Firenze e dal Teatro del Maggio, un palcoscenico speciale da cui mancavo da 49 anni – ha detto Placido Domingo -. È un ambiente straordinario, e siamo molto tranquilli perché ci viene garantita la possibilità di lavorare in sicurezza. Non si può chiedere di meglio, il Maggio è un’orchestra filarmonica straordinaria e il coro è una delle stelle di questa compagnia”. “Abbiamo tutto, speriamo di avere solo la voce fresca”, ha aggiunto scherzando il tenore.

Una carriera, la sua, senza paragoni: vincitore di numerosi Grammy Awards, interprete di oltre 150 ruoli per oltre 4 mila performance – più di chiunque nella Storia – e conosciuto in tutto il mondo anche grazie al trio che formava con Luciano Pavarotti e José Carreras, nel progetto Tre Tenori.

Tenore, baritono, direttore d’orchestra, direttore artistico, mentore appassionato di giovani talenti. Maestro Domingo, si dice che sia ancora un lavoratore instancabile, talvolta, senza neanche il tempo di dormire. Come riesce a reggere ancora ritmi simili?

Con lo stesso entusiasmo di quando avevo vent’anni. Non riesco a fare altrimenti, cerco sempre di riposare e di dosare le mie energie, ma sono continuamente stimolato dalla curiosità e dall’interesse di debuttare in titoli nuovi,  o in ruoli nuovi, soprattutto ora che sono baritono e riscopro quelle stesse opere, che in passato avevo affrontato da tenore, ed ancora mi guida il desiderio di dirigere opere contemporanee e di aiutare i giovani. Tutta la passione che riverso in queste attività, mi viene restituita dai colleghi e dal pubblico, e mi dona energie inesauribili e mi rende instancabile.

Come vive il doppio passo di leggendario cantante e direttore d’orchestra?

Dirigere e cantare sono attività molto diverse fra loro, ma per me sono momenti di studio e di approfondimento fondamentali, che si integrano fra loro. Si tratta di due carriere parallele, compatibili, che permettono all’artista di crescere. 

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